La storia di una famiglia, quella generata dal capostipite Dino Verzi, dove l’accoglienza sembra essere genetica: non è un caso che il padre di Dino avesse gestito molti alberghi e che lui stesso si fosse fatto strada nel settore fino a diventare direttore del Pedrocchi di Padova. Il sogno di gestire ciò che era il rifugio Faloria, sbocciato nel febbraio del 1939, mentre nasceva la Funivia “Principe di Piemonte” rappresentava il primo bacio di un amore per la montagna, quella vera, quella di un tempo, dal quale la famiglia non si è mai allontanata. Il principe Umberto, assieme al suo notevole seguito, è stato uno dei primi grandi nomi a segnare il passato di quello che oggi rappresenta una vera e propria perla tra le sontuose vette dolomitiche.
Come ogni grande storia, quella di Capanna Tondi non è certo priva di sacrifici e persino di perdite: attraverso la Seconda Guerra Mondiale e i periodi successivi alla ripresa, l’esperienza vissuta sul Faloria non ha fatto che rafforzare il rapporto tra uomo e montagna, portando l’accoglienza a una fase successiva, destinata così ad ampliare l’attrattività turistica del posto ogni autunno e ogni primavera.
Il mutamento degli impianti sciistici nel tempo, infatti, ha portato il rifugio a modellarsi secondo le esigenze dei visitatori e tuttavia senza mai perdere l’originale atteggiamento casereccio che aveva reso negli anni Cinquanta Capanna Tondi e Rifugio Faloria protagonista di ogni evento, dalle inaugurazioni alle visite delle personalità di spicco, così com’è ancora oggi.
Il figlio di Dino, Gianfranco, e la moglie Rosi Larese, infatti, hanno nei decenni gestito il rifugio con un atteggiamento creativo e aperto, tanto che la struttura ha subito più volte delle modifiche che ancora oggi sono considerate di notevole pregio. Capanna Tondi, ai duemila metri delle pendici del Faloria, è ora arricchita dalle braccia e dalle mente del figlio Marco, che lavora con la stessa genetica passione del nonno e che ogni anno si rapporta e accontenta migliaia di visitatori come se fossero singoli ospiti di casa. Sulle panche del rifugio, sulla terrazza panoramica e sulla neve o sull’erba rada, la famiglia Verzi può ancora ammirare i sorrisi e la spensieratezza di coloro che raggiungono un’oasi ad alta quota da dove, in prospettiva, ogni problema pare minuscolo.
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